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L’arte dei giochi di parole

L’icona indie Zach Gage parla di come si arriva a creare grandi giochi per tutti

Typeshift

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Gli sviluppatori indie dell’App Store stanno pubblicando dei giochi decisamente innovativi e sperimentali e in cima alla lista delle menti più geniali c’è Zach Gage. Trascendendo il sottile confine tra artista concettuale e game designer, il trentaduenne di New York è la prova vivente di quanto in là ci si possa spingere con una grande idea e con l’ambizione di vederla realizzata. L’elenco dei suoi titoli più memorabili include Ridiculous Fishing, una psichedelica simulazione di pesca in stile arcade premiata come gioco dell’anno per iPhone nel 2013, e SpellTower, un originalissimo incrocio fra Tetris e un gioco di parole. Abbiamo scambiato due chiacchiere con Zach sulla sua ultima opera, TypeShift, chiedendogli da dove è nata l’idea e invitandolo a svelarci i segreti del suo inimitabile approccio creativo.

TypeShift ci ha conquistato immediatamente con il suo stile e i suoi controlli super intuitivi. Da dove ti è venuta l’ispirazione?
Una mattina mi sono svegliato con in testa l’immagine di un gioco in cui si dovesse individuare una parola tra colonne di lettere che si potessero far scorrere solo verso l’alto o verso il basso. Ho subito abbozzato uno schizzo e mi sono messo a creare una demo con Unity (un noto motore per la creazione di videogiochi, ndr) e così è nato TypeShift. Progetto tutti i miei titoli seguendo lo stesso approccio: prendo l’idea iniziale e le do forma il prima possibile, senza occuparmi di dettagli e migliorie fino a quando non ho in mano qualcosa di giocabile. Questa prima fase può durare una manciata di minuti o richiedere parecchie ore.

Sembra che ti piaccia rivoluzionare i generi, come hai già fatto con SpellTower e Really Bad Chess. Che cosa ti ha spinto verso i giochi di parole?
Di solito non decido le cose a tavolino. Nella maggior parte dei casi lavoro a ogni idea che mi viene in mente e vedo come va a finire. Ho un debole per gli elementi di gioco più semplici (carte, dadi, parole, ecc.) perché penso che piacciano alla maggior parte delle persone e io sono interessato a creare giochi per un pubblico il più ampio possibile. Questo è anche uno dei motivi per cui realizzo più spesso titoli per iPhone piuttosto che per computer o console: interagire con un tocco è estremamente naturale per tutti, è davvero immediato.

Un dettaglio del cabinato personalizzato di Zach. Non è in vendita. Credici, ci abbiamo provato.

Non hai mai avuto difficoltà a trasformare un’idea molto interessante in un gioco perfettamente funzionante?
Ho creato prototipi di tantissimi giochi e di solito se il risultato non è divertente o interessante fin da subito, lo scarto e passo oltre. Per questo motivo, la maggior parte dei giochi che alla fine pubblico “mi vengono semplici”, ma solo perché cestino quelli più difficili.

La sfida era: come si possono far apprezzare gli aspetti più divertenti di questo titolo a chi non è abituato a giocare con le parole?

- Zach Gage, sviluppatore di TypeShift

Molti tra i più amati rompicapo celano nel design il concetto di “soluzione ortogonale”. Nelle parole crociate, se non conosci una parola in VERTICALE puoi risolvere tutte le parole ORIZZONTALI che la intersecano, e lettera dopo lettera sarà sempre più semplice trovare la risposta. In TypeShift desideravo inserire la soluzione ortogonale, ma a causa del design di gioco davvero essenziale, non è stato affatto semplice. Però alla fine ci sono riuscito.

Che ne pensi del gaming in generale? Per te è davvero arte? Lo definiresti cultura pop o qualcosa a sé stante?
Penso che i giochi siano un vero e proprio medium artistico e i miei titoli rappresentano un’espressione della mia arte. In realtà mi considero una specie di artista concettuale in fase di sperimentazione. Creo sculture digitali nello spazio fisico e sculture concettuali nello spazio digitale.

Nello studio-laboratorio di Manhattan, Zach lavora sia a progetti digitali che tangibili.

Questo però non significa che i giochi non possano essere cultura pop: l’arte è cultura. La grandissima esplosione di titoli che spaziano per tutto lo spettro culturale li ha portati in prima linea assieme ad altri mezzi espressivi come la musica, la scultura, la scrittura, la pittura o il cinema.

Che cosa ti aspetta ora? C’è qualche novità che bolle in pentola?

Chi può dirlo? Verso la fine dell’anno uscirà una mia reinterpretazione del gioco del biliardo e poi se tutto va bene un’avventura basata sulle carte dove si sfida la sorte. Quest’ultima sì che mi ha davvero stupito. Non mi sarei mai immaginato di vedere mia mamma divertirsi a far fuori degli yeti con delle spade: ha provato il prototipo ed è andata avanti per più di un’ora!

Zach sull’App Store