DA NON CREDERE

Goat Simulator alla conquista della rete

Goat Simulator

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Perché creare un gioco sulle capre? “Perché sono molto più buffe dei gattini”, spiega senza mezzi termini Anton Westbergh, AD e cofondatore di Coffee Stain Studios. “Le capre sono di gran lunga gli animali più divertenti.”

A quanto pare, il popolo di internet è d’accordo con lui. Quando uscì nel 2014, Goat Simulator fu una rivelazione: conquistò prima la vetta della classifica dei giochi per PC, poi quella dell’App Store, collezionando milioni di visualizzazioni su YouTube. Non male, considerando che si tratta di uno dei videogiochi più strani in circolazione.

Coffee Stain nasce dall’idea di un gruppo di amici dell’università di Skövde, in Svezia, che nel 2010 decisero di fondare un loro studio con l’ambizioso piano di partorire sei giochi all’anno. Alla fine ne uscì solo uno, un tenero videogioco a piattaforme lanciato sull’App Store con il nome I <3 Strawberries. Seguirono i titoli di strategia fantascientifici Sanctum e Sanctum 2 per PC, che permisero al team di restare a galla per qualche anno.

Ma all’inizio del 2014 non erano previsti nuovi lanci e i soldi iniziavano a scarseggiare. “In banca ci rimanevano fondi per coprire poco più di dodici mesi. Dovevamo fare qualcosa”, dice Westbergh. “Venne fuori l’idea di creare un gioco su una capra, un’idea veramente stupida. Quando iniziammo a scartare le opzioni più costose o più rischiose dalla lista, però, la capretta era ancora lì. Metà della squadra era decisamente a favore, l’altra metà decisamente contraria.”

In quel periodo Truck Simulator e Farming Simulator stavano avendo stranamente successo. Inoltre, i membri dello studio non facevano altro che condividere video di capre. Perché, allora, non combinare le due cose? Era deciso: avrebbero dedicato un mese allo sviluppo del gioco per vedere se poteva uscirne qualcosa di buono. “Dopo due settimane ci ritrovammo con una capra che correva su un prato facendo cose stupide... Il responsabile delle PR caricò il video su YouTube e ce ne andammo tutti a casa.”

In banca ci rimanevano fondi per coprire poco più di dodici mesi. Dovevamo fare qualcosa.

Anton Westbergh

Anton Westbergh, il cofondatore di Coffee Stain, crede fermamente che le capre siano più divertenti dei gatti.

La mattina seguente il team ebbe una bella sorpresa: il video contava già 100.000 visualizzazioni. Il giorno dopo la cifra raddoppiò e così nei giorni successivi. Alla fine della settimana il numero delle visualizzazioni aveva superato i due milioni.

“Facemmo subito una riunione d’emergenza: sapevamo di doverlo trasformare in un gioco vero e proprio”, ricorda Westbergh. “Non era ancora un videogioco... Le persone dicevano di volerlo acquistare subito e quello divenne il nostro problema più grande.”

Decisero di concedersi solo un altro mese per lavorare a Goat Simulator e di lanciarlo poi il 1 aprile, anche se era a malapena funzionante. La versione per PC schizzò subito in cima alle classifiche, mentre a settembre venne rilasciata quella più completa per l’App Store, che riscosse un successo ancora più grande. “È stato incredibile”, dice Westbergh. “Ora, per noi, quella mobile è la piattaforma principale.”

Agli sviluppatori di Goat Simulator è stata data carta bianca per implementare nel gioco qualsiasi idea che per loro fosse divertente.

Orde di YouTuber e di streamer parlarono del gioco, che finì addirittura sulla copertina del Wall Street Journal come esempio perfetto del potere dei fenomeni virali. Sono seguiti diversi spin-off: MMO Simulator, una satira sul mondo dei videogiochi fantasy online; GoatZ, una lotta per la sopravvivenza con tanto di zombie; PAYDAY, per gli amanti degli inseguimenti, e infine Waste of Space, che porta le nostre saltellanti amiche dritte nello spazio.

Nonostante ciò, Westbergh minimizza i risultati ottenuti grazie a Goat Simulator, puntualizzando che il successo è tutto dovuto al lavoro di squadra. Una squadra super disorganizzata: “Se qualcuno voleva aggiungere una funzione, la aggiungeva e basta”, commenta. “Non era necessaria l’approvazione di nessuno. Penso sia stato un aspetto molto importante, perché ha permesso a tutti di inserire elementi che ritenevano divertenti.”

Westbergh riassume lo sviluppo del gioco in due parole: un caos intenzionale. Il risultato è un videogioco pieno di assurdità a prova di meme che ha conquistato il popolo della rete. Goat Simulator è la prova che la giusta combinazione di caos e creatività può fare miracoli. E che forse le capre sono davvero più divertenti dei gatti.