

INCONTRA GLI SVILUPPATORI
Ambienti di gioco creativi
Non è facile creare mondi virtuali per bambini, eppure a guardare Toca Boca diresti il contrario. In soli tre anni, Toca Life è cresciuta fino a contare otto meravigliose app che esplorano ogni sorta di argomento, dalla scuola a una fattoria in pieno fermento.
Per capire cosa significa costruire questi magici ambienti di gioco, e anche per affrontare temi più delicati, abbiamo fatto due chiacchiere con Petter Karlsson, uno dei creatori di questa serie.

All’inizio, qual era l’obiettivo dei giochi Toca Life?
Inizialmente immaginavamo che ai bambini piacesse interpretare personaggi diversi, viaggiando con la fantasia. Quello di cui ci siamo resi conto, invece, è che a loro piace giocare con la vita di tutti giorni, perciò abbiamo dato loro la possibilità di creare qualsiasi tipo di storia, sia essa ispirata all’ora della colazione, alla scuola o all’amore.
Quando costruite un’ambientazione, come fate a sapere cosa aggiungere? C’è qualcosa di particolarmente importante?
Pensiamo sempre a cosa sia rilevante per l’argomento e il contesto. I bambini danno una voce a ogni personaggio e un significato a ogni oggetto; anche una semplice caffettiera può avere un ruolo di rilievo. Se costruiamo una casa, ci preoccupiamo di implementare la luce e le finestre in modo tale che sia possibile passare dal giorno alla notte. Inoltre, i bambini amano buttare vie le cose, per fare ordine ma anche per divertimento, soprattutto quando si disfano di un oggetto che non dovrebbero avere e sul quale possono inventare una storia. Ecco perché una delle mie priorità è assicurarmi che ci siano abbastanza bidoni della spazzatura.

Parliamo di alcune app in particolare. L’obiettivo di Toca Life: School era di rendere la scuola divertente?
Senza dubbio. Come in tutto, si tratta di dare il controllo ai bambini, specialmente in un ambiente dove, molto più che a casa, è sempre un adulto a decidere cosa si può fare. Qui l’insegnante puoi essere tu, e la scuola ha così tante regole di comportamento scritte e non scritte che per i bambini è facile e davvero divertente fare ciò che non dovrebbero, anche le cose più piccole. Inoltre, la scuola è qualcosa di grande in termini di sogni e aspirazioni ed è veramente un ottimo contesto per sperimentare e inventare storie.

Dal reparto maternità alla macchina dei raggi,Toca Life: Hospital è davvero ben fatto. C’è anche un reparto dedicato ai malati terminali. In che modo avete deciso di trattare un tema delicato come la morte?
L’ospedale è parte della vita di molti bambini: dalla nascita al momento delle vaccinazioni, fino all’arrivo di una nuova sorellina. E ci vanno anche quando si infortunano o si ammalano. Per questo abbiamo pensato che sarebbe stato meraviglioso poter trattare tutti gli aspetti della vita fino alla morte, assicurandoci che i bambini potessero salutare qualcuno di caro, specialmente per quelli che hanno subito delle perdite.
Abbiamo valutato se farli morire e se farli diventare dei fantasmi, ma alla fine abbiamo deciso di creare personaggi che, semplicemente, si addormentano senza russare come invece succede nelle altre ambientazioni. Quindi abbiamo costruito una stanza minimalista, dove ci si può vestire bene e accendere candele, e non c’è nulla di orribile. È come per gli altri ambienti: dipende tutto da cosa ci mettono i bambini. Alcuni di loro vogliono giocare sulla perdita di qualcuno, noi abbiamo cercato di renderlo possibile in un modo che non intimorisca altri bambini.

Toca Life: Stable approfondisce un argomento molto preciso: i cavalli. Ti è piaciuto scendere così nello specifico?
Sì. Per me è stato molto emozionante entrare a fondo in un mondo che ha avuto un ruolo importante nell’infanzia di mia madre. Per lei, e per tutti quei bambini che cominciano a dare una mano in una stalla a 6 anni, sapevo che avremmo dovuto fare le cose al meglio, perché non assomigliasse alla vita di tutti i giorni. Per chi ama i cavalli la strigliatura è molto importante, perciò abbiamo messo a disposizione spazzole ed equipaggiamenti speciali e abbiamo cercato di ricreare l’abbigliamento, le selle e i diversi modi di andare a cavallo. Per rendere giustizia all’argomento scelto dovevamo essere molto accurati, e quando durante i test vedi che i bambini riconoscono i vari oggetti capisci di aver raggiunto l’obiettivo.

In generale, quanto vi aiutano i test?
Puoi pensare che un’idea funzioni, ma non puoi averne la certezza finché non l’hai testata con i bambini. Come con il laboratorio segreto nel seminterrato di Toca Life: Hospital, dovevo avere la prova che i piccoli avrebbero toccato il macchinario con cui si può accedere alla stanza. E sono stati necessari molti test per rendere comprensibile la macchina alimentare in Toca Life: Farm.
Certe volte non sai nemmeno che cosa divertirà i bambini. Ho messo un ascensore in Toca Life: Vacation perché pensavo che sarebbe stato piacevole giocarci: solo con i test ho imparato che per loro la cosa davvero esilarante era infilare nell’ascensore quante più persone possibili alla volta. Lavorare con i bambini e scoprire cosa amano è davvero una grande fonte di gioia.

Qual è la cosa che preferisci nel realizzare questi giochi?
È sdolcinato, ma mi commuovo nel rispondere a questa domanda. È la gioia dei bambini, sia quando facciamo i test, sia quando riceviamo feedback entusiasti. È sapere che per loro è divertente, così come è importante poter inventare storie e giocare nel modo che preferiscono. È come qualunque altro impiego: lavori in un ufficio con altre persone e qualche volta non è facile. Impari e cerchi di migliorare dove senti di avere delle mancanze. Cerchiamo costantemente di perfezionare il modo in cui la squadra lavora, quello con cui rispondiamo ai feedback, facciamo i test e creiamo le app.
Un’altra cosa che mi piace è il nostro approccio nei confronti della diversità. Vogliamo che nessun bambino si senta escluso quando pensa a un prodotto Toca Boca. Al contrario, devono sentirsi tutti perfettamente integrati.
Ci battiamo anche per la qualità, che per me significa soprattutto riconoscere l’importanza del punto di vista di un bambino e dell’idea che non debba mai sentirsi escluso.
