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Una grande app di fotoritocco

Gus Mueller ha creato un foto editor adatto a tutti

Acorn 7

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Lo sviluppatore di Flying Meat Gus Mueller non pensava che Acorn, il suo editor di immagini leggero ma potente, sarebbe diventato un’app perfetta per ogni esigenza.

Sì, è un’app tra le più veloci per l’esecuzione di operazioni di ritaglio, ridimensionamento e inserimento di elementi testuali in un’immagine; ed è anche vero che propone più di 100 effetti fotografici e filtri non distruttivi, ma il vero punto di forza di Acorn è sempre stato la sua semplicità. E di questo bisogna rendere merito alla programmazione particolarmente ispirata e creativa di Mueller. “Volevo scoprire che cosa serviva per scrivere un editor di immagini”, racconta lo sviluppatore.

Abbiamo parlato con Mueller dell’origine senza pretese di Acorn, delle sue aspirazioni in ambito culinario e di Flying Meat.

Acorn ha fatto il suo debutto quando sul mercato erano già presenti diverse app di fotoritocco ampiamente affermate. Cosa ti ha spinto a proporne un’altra?
Acorn è nata dai vari miglioramenti che stavo apportando a un’altra mia app, FlySketch, pensata per il disegno e la cattura di screenshot. I clienti chiedevano nuove funzioni, così ho cominciato ad aggiungere pennelli, livelli e finestre multiple, tanto che, all’improvviso, mi sono ritrovato con un vero e proprio editor di immagini tra le mani. Ma Acorn possiede caratteristiche diverse rispetto a un editor di livello professionale. È altrettanto potente, ma più veloce e intuitivo. Ed è anche corredato di una documentazione di prim’ordine alla quale abbiamo lavorato con impegno per anni.

Qual è la funzione che vorresti che Acorn avesse?
Innanzitutto degli strumenti per deformare e alterare le curve di Bézier. Non tanto perché ne senta la mancanza, ma perché credo che mi divertirei un sacco a programmarli. Al secondo posto metterei, invece, i pennelli vettoriali. Forse non sarebbero neanche troppo difficili da creare, ma non credo che facciano per Acorn.

Riguardo invece alle caratteristiche di immediata utilità, forse un’interfaccia a finestra singola, con tutti gli strumenti e gli inspector posizionati in maniera fissa nei punti giusti, e poi il supporto delle schede, così da poter passare da un’immagine all’altra con facilità. Le applicazioni ne fanno uso ormai da anni.

Cosa ti piace dell’essere uno sviluppatore indipendente?
Il fatto di poter creare qualcosa dal nulla. Usi solo un editor di testi, un linguaggio di programmazione e il tuo cervello. E, soprattutto, il fatto di essere il capo di me stesso. Sono io a decidere a cosa lavorare, e se mi va di prendermi un paio di giorni di ferie lo faccio e basta. Essere indipendente significa anche doversi sobbarcare molte più responsabilità, ma ne vale la pena.

Cos’è che ti dà più soddisfazione nel tuo lavoro?
I messaggi delle persone che hanno apprezzato davvero l’applicazione. Ogni volta che qualcuno mi manda un’email o addirittura una lettera o una cartolina, io la conservo sempre in una cartella speciale. Il 99% degli utenti non mi ha mai contattato, ma adoro quando qualcuno mi scrive che Acorn gli ha semplificato la vita o che gli ha permesso di fare cose che prima gli erano impossibili.

Chi è l’utente tipico di Acorn?
Acorn è apprezzato da molti docenti e istituti di istruzione. Tra gli utenti ci sono anche molte persone che non hanno esigenze di editing tali da richiedere un’applicazione complessa, ma a cui ogni tanto capita di aver bisogno di funzioni avanzate come le curve o i filtri non distruttivi. Scommetto che il più delle volte la gente apre l’app solo per ridimensionare o ritagliare un’immagine e forse aggiungere un filtro o un testo.

A tutti questi si aggiunge poi un bel gruppetto di utenti avanzati, attirati dal fatto che Acorn supporta pienamente gli script e presenta un’architettura plug-in JavaScript.

Da anni sei un membro importante della community degli sviluppatori. Com’è farne parte?
All’inizio avevo un sito sul quale postavo di continuo le cose a cui lavoravo. Frammenti di codici, qualsiasi cosa. E ho sempre cercato di dare una mano alle persone che mi chiedevano aiuto. Ma la community degli sviluppatori mi conosce soprattutto per il mio SQLite database wrapper FMDB. È impiegato in centinaia, se non migliaia, di applicazioni. L’ho scritto per utilizzarlo nelle mie app, ma ora lo si trova su milioni di dispositivi. Una cosa davvero bella.

Perché hai chiamato la tua azienda Flying Meat (cioè Carne Volante)? E qual è il tuo taglio di carne preferito?
Pratico l’arrampicata da oltre 20 anni, e Flying Meat è il nome di una parete nei pressi di Columbia, nel Missouri. È stata battezzata così dopo che un povero cervo è precipitato dalla sua sommità davanti gli occhi della prima persona ad avere scalato quel costone roccioso. Il cervo gli era letteralmente passato sopra la testa (ecco il motivo per cui il logo dell’azienda mostra un cervo che sta saltando). La storia è un po’ triste, ma la parete in questione è davvero fantastica.

Per quanto riguarda la carne, la mangio di rado, perché mia moglie e mia figlia sono vegetariane, ma non rinuncio a qualche fetta di salame quando faccio la pizza.

A proposito di pizza, sei noto anche per le tue doti di pizzaiolo.
Preparare l’impasto della pizza da zero controbilancia le ore di lavoro passate a lavorare al computer. È un’operazione che richiedere più giorni, non digitale, che può rivelarsi molto deludente o molto gratificante a seconda del risultato.

In passato hai detto che sviluppare un’app è un po’ come preparare la pizza. In che senso?
Chiunque può fare una pizza decente. Non serve altro che un po’ di pazienza, della buona farina e tanta pratica. Le vere difficoltà arrivano quando vuoi preparare una vera pizza napoletana: ti servono un forno ad altissima temperatura e una farina specifica. Devi trovare il giusto equilibrio tra condimenti, per non parlare poi di tutto il capitolo della lievitazione naturale... Più che un passatempo diventa una vera e propria arte. Ci possono volere anni per affinare la tecnica.

Un impasto è fatto di acqua, sale e farina, così come i programmi sono fatti di uno, di zero e di algoritmi. Ma la magia sta nel cosa decidi di farci.